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Oltre L'EuropaJenseits Europas
 
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  La prima domanda che vogliamo porci è sino a che punto e con quali modalità l’interesse di Pasolini nei confronti dei testi e dei motivi fondativi dell’ Occidente rifletta o esprima un interesse per l’alterità La maniera in cui Pasolini dialoga con l’Orestea di Eschilo è un buon esempio della complessità con cui questi temi s’incrociano nella sua opera: vi si ritrovano il confronto con chi è “altro” rispetto a un mondo occidentale travolto da un consumismo nichilistico; il recupero di tradizioni classiche e religiose ormai estranee, perse e dimenticate in Occidente; l’interesse per un mondo arcaico e barbarico che fu a sua volta estraneo a queste tradizioni.

Il mito trattato nella trilogia eschilea viene generalmente considerato come l’espressione classica dell’integrazione armonico-conservatrice di un’eredità sacrale e violenta, diventata ormai insopportabile in un nuovo ordine. Esso rappresenta, infatti - e non solo per Pasolini - la riuscita “conservazione trasformativa” delle Erinni in Eumenidi. Agli occhi di Pasolini, il passaggio dal mondo arcaico del genos a quello della polis e dell’Areopago descritto nell’Orestea contiene qualcosa di simile a quello che è il nodo cruciale della storia dell’Africa moderna, tutta proiettata verso lo sviluppo di forme di produzione capitalistica con le conseguenti trasformazioni culturali e antropologiche. La trasformazione delle Erinni in Eumenidi gli sembra rappresentare simbolicamente la soluzione culturale più adatta per quella situazione, vale a dire la possibilità di pensare a una trasformazione sintetica che – a differenza di quanto era già accaduto in Europa – non elimina il passato / il barbarico / l’altro, ma li integra in un nuovo ordine.[1] In questo modo Pasolini contribuì a rendere visibili i processi di decolonizzazione, li arricchì di risonanze e di complesse dimensioni storiche, e conferì un’aura poetica a ciò che veniva banalizzato e privato di ogni dimensione storica nel quotidiano flusso di notizie. Qui, come anche in San Paolo e in altre opere, si rivela quello che Hervé Joubert-Laurencin considera il tema principale di Pasolini: la coesistenza di passato e presente.[2] >>>